La carta telegrafica Arena - I Telegrafi delle Due Sicilie

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Miscellanea | La carta delle linee telegrafiche del regno delle Due Sicilie di Giacomo Arena (1860)

Negli ultimi mesi del 1860 il tecnico dell'amministrazione telegrafica napoletana Giacomo Arena pubblicò, per i tipi dello "Stabilimento Litografico Richter e C." di Napoli [1], una "carta" riportante la situazione delle linee telegrafiche, visuali ed elettriche, del Regno delle Due Sicilie.
L'immagine che riproduciamo, resa navigabile mediante collegamento all'archivio digitale del comune di Milano "Grafiche in Comune", restituisce evidenza degli snodi dei due sistemi di comunicazione presenti sul territorio del regno:
  • l'uno visuale, costituito dalla rete semaforica, articolato su postazioni costiere per la sorveglianza dei litorali e la comunicazione marittima, e stazioni interne per la trasmissione dei dispacci di Stato tra le provincie e la Capitale;
  • l'altro elettrico, poneva in collegamento le principali città ed i centri d'interesse commerciale, industriale, agricolo e marittimo del regno. la rete elettro-telegrafica delle Due Sicilie si univa ai circuiti internazionali attraverso la stazione di Terracina, per la linea Continentale e da Otranto via Valona, per la linea Balcanica.
Sulla carta telegrafica del Regno delle Due Sicilie, si osservano:
  • gli attraversamenti dei cavi telegrafici sottomarini: Sicilia - Continente, Sicilia - Malta, isole di Ischia e Procida - Continente, Otranto - Valona;
  • i punti di interconnessione della rete semaforica con la rete elettrica.

SEGNI CONVENZIONALI PRESENTI SULLA CARTA
Per "leggere" la carta Arena riportiamo una breve spiegazione dei segni convenzionali:
  • RESIDENZA DEGLI UFFICIALI INTERPRETI: Stazioni delle linea visuale o elettrica presso cui erano presenti Ufficiali del Corpo Telegrafico della Real Marina addetti alla cifratura e decodifica dei dispacci di Stato;
  • PER LE SCOPERTE DI MARE: Linea semaforica costiera deputata al controllo dei litorali e del traffico marittimo;
  • RIPETITORE; stazione semaforica addetta alla ripetizione dei segnali per assicurare la continuità delle linea ottica;
  • INATTIVO: Stazione semaforica non in servizio;
  • OFFICINE ELETTRICHE: Ufficio delle telegrafia elettrica;
  • OFFICINE DI TRASLAZIONE: Ufficio delle telegrafia elettrica detta di traslazione ovvero deputata a ritrasmettere i segnali a un altro circuito di linea per formare delle comunicazioni a grande distanza che non si potevano realizzare con circuiti diretti, oppure collegare tratti di circuito di natura diversa che non possono essere connessi direttamente fra loro;
  • OFFICINE NON ANCORA APERTE: Uffici della telegrafia elettrica ancora in fase di allestimento:
  • CORRISPONDENZA VISUALE: Linea che indica la portata visiva delle stazioni semaforiche (telegrafia visuale o ottica);
  • LINEA ELETTRICA: Linea elettrica telegrafica in servizio;
  • LINEA ELETTRICA IN PROGETTO: Linea elettrica telegrafica in fase di realizzazione o di cui si era progettato lo sviluppo.

Segnalazione: Per conoscere i luoghi ove furono installate le stazioni della linea telegrafica visuale consultate la sezione del sito "Il Corpo Telegrafico", troverete le pagine con gli elenchi dell'organizzazione territoriale semaforica dal 1818 al 1860.

[1] Considerato, per la qualità dei suoi prodotti il miglior stabilimento litografico della Capitale, la casa "Riechter e Co." fu fondata ufficialmente nel 1842 dal litografo Cristiano Richter [Giornale del Regno delle due Sicilie 1842, p. 715], “importando le più recenti pratiche della Svizzera e della Germania” [Atti del Reale Istituto... 1877, p. 17] tuttavia, le sue attività risalivano già agli anni trenta dell’Ottocento con la stampa di una litografia, intitolata "Stato degli ospedali e stabilimenti - Anno 1834" eseguita su commissione della Direzione Generale del Censimento e Statistica del Regno delle Due Sicilie. All’epoca l’officina Richter aveva sede in prossimità di largo Castello (attuale piazza Municipio) nel vico Campane nn. 38-39, dove, tra l’altro, stampava biglietti da visita e vedute di Napoli su sciarpe di seta, vendute come souvenir ai forestieri. L'officina litografica disponeva di dodici torchi a mano e di una macchina con un corredo di utensili per soppressare, tagliare, perforare, timbrare e verniciare, per le lavorazioni importava pietre dalla Baviera e inchiostri dalla Francia, impiegava molti operai, dai tre ai sei artisti disegnatori per "la più parte esteri". Nel 1892 Richter edificò un nuovo stabilimento tipografico in via Gennaro Serra, su disegno dell’ingegnere Emmanuele Rocco (1852-1922), noto poi come progettista della galleria Umberto I di Napoli. Tra gli anni Ottanta e Novanta dell'Ottocento la tipografia Richter ebbe due sedi commerciali: una all’interno del colonnato di San Francesco di Paola nn. 10-12  poi ampliata ai nn. 9-15 e un’altra a via Toledo al n. 309 Nel 1900 risultavano sedi al largo Carolina nn. 2-4 e via Roma n. 304. La sede di via Roma dagli inizi del Novecento divenne una succursale e funzionò anche come cartoleria, almeno fino a tutti gli anni Cinquanta, mentre il suo vasto stabilimento si trovava in via Fra’ Gregorio Carafa al nuovo corso Garibaldi (o al Reclusorio) n. 35, nei pressi dell’Albergo dei Poveri. L’abitazione privata di Richter era invece a piazzetta Mondragone n. 13. Ai primi del Novecento Richter forniva oramai servizi di ogni tipo: litografia, tipografia, cartoleria e legatoria e, tra l’altro, era il fornitore della casa reale Savoja. Si occupava di ogni genere di stampe: da un foglietto pubblicitario con una grafica semplice fino a carte valori, come certificati azionari, banconote per il Banco di Napoli (1909) e dello Stato albanese (1925) e francobolli delle Poste Italiane (1944). Richter godeva di grande fiducia da parte di committenti di primo piano, tra i quali diversi imprenditori del comparto turistico: albergatori, compagnie di trasporti ed enti del turismo, per i quali, dalla fine dell’Ottocento, stampò etichette da valigia, dépliants, manifesti e guide esclusive di hotel.  L'attività della "Riechter C." si concluse nel 1964 in coincidenza con il declino dell'imprenditoria turistica svizzera a Napoli. (REFERENZE: Vincenzo Trombetta, L'editoria Napoletana dell'Ottocento, produzione, circolazione, consumo, pag. 190, Franco Angeli Editore, Milano 2008; KAWAMURA EWA (The University of Tokyo, Graduate School of Humanities and Sociology, Center of Evolving Humanities), L’iconografia nella produzione a stampa della Richter & C. per il settore turistico tra il 1900 e il 1930: Eikonocity, 2016, anno I, n. 1, 147-160, DOI: 10.6092/2499-1422/3752 ).   
 A mio padre   
(Procida 1930 – Napoli 1980)
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Telegrafo  
dal greco antico tele (τῆλε) "a distanza" e graphein (γράφειν) "scrivere", scrittura.





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